Mentre il sole tramonta sull'ultimo giorno del 2025, la Libia si presenta come un paese profondamente trasformato rispetto ai tumultuosi mesi estivi. La crisi che aveva scosso il paese tra agosto e ottobre ha paradossalmente aperto la strada a una stabilizzazione inaspettata, basata non sull'unificazione tanto agognata dalla comunità internazionale, ma su un equilibrio pragmatico tra due zone di influenza distinte.
L'estate del 2025 aveva portato la Libia sull'orlo del collasso totale. Il 20 agosto, l'Esercito Nazionale Libico di Khalifa Haftar aveva bloccato i principali campi petroliferi orientali, riducendo la produzione nazionale da 1,2 milioni a meno di 750.000 barili al giorno. Contemporaneamente, gli scontri tra milizie affiliate al Governo di Unità Nazionale a Tripoli avevano causato oltre 200 vittime civili in tre settimane di combattimenti urbani che avevano paralizzato la capitale.
La crisi economica risultante aveva innescato proteste popolari su scala nazionale, con manifestazioni che chiedevano la fine della divisione politica e il ripristino dei servizi pubblici essenziali. Per la prima volta dal 2014, la rabbia popolare si era rivolta contro entrambe le amministrazioni rivali, creando una pressione dal basso che nessuna delle fazioni poteva ignorare.
Il 15 settembre 2025 è stata la data che ha cambiato il corso della storia libica recente. Dopo settimane di negoziazioni segrete mediate da figure tribali rispettate e dalla Compagnia Nazionale Petrolio, Abdul Hamid Dbeibah del GNU e i rappresentanti del Governo di Stabilità Nazionale dell'est hanno firmato l'Accordo di Spartizione delle Entrate Petrolifere.
L'accordo, tecnicamente complesso ma politicamente geniale, ha stabilito che il 60% delle entrate petrolifere sarebbe andato all'amministrazione che controlla il territorio dove si trova il campo petrolifero, mentre il 40% sarebbe stato distribuito attraverso un fondo comune gestito dalla NOC per progetti infrastrutturali e servizi pubblici su scala nazionale. Questo meccanismo ha eliminato gli incentivi economici al conflitto, trasformando la competizione militare in una forma di cooperazione competitiva.
Nei mesi successivi all'accordo, la produzione petrolifera si è stabilizzata intorno a 1,3 milioni di barili al giorno, fornendo entrate sufficienti per sostenere entrambe le amministrazioni. Il GNU ha consolidato il controllo su Tripoli, Misurata e la regione occidentale, mentre l'LNA e il GNS hanno rafforzato la loro presa su Bengasi, Tobruk e i campi petroliferi orientali e meridionali.
Quello che è emerso non è stata l'unificazione sperata dalla comunità internazionale, ma un sistema di governance parallela de facto che funziona attraverso meccanismi informali di coordinamento. La NOC è diventata l'istituzione ponte, mantenendo la sua neutralità tecnica mentre facilita il coordinamento su questioni operative come la manutenzione delle pipeline e la distribuzione dei carburanti.
Il 30 novembre 2025, il Consiglio di Sicurezza dell'ONU ha formalmente ridotto il mandato della UNSMIL, concentrandolo su assistenza tecnica piuttosto che su mediazione politica per l'unificazione. Questa decisione ha segnato l'accettazione de facto della divisione libica da parte della comunità internazionale, stanca di investire risorse in processi politici ripetutamente fallimentari.
Gli Stati Uniti e l'Unione Europea hanno gradualmente spostato le loro priorità dal sostegno a un governo unificato al controllo dei flussi migratori, alla sicurezza energetica e al contrasto al terrorismo. Questo approccio più pragmatico ha paradossalmente contribuito alla stabilizzazione, riducendo le pressioni esterne che spesso alimentavano le tensioni interne.
Il 20 marzo 2025, si sono tenute elezioni municipali su scala nazionale con una partecipazione del 45%, un risultato sorprendentemente alto considerando il contesto di divisione politica. Queste elezioni hanno fornito una valvola di sfogo democratica, permettendo ai cittadini di esprimere le loro preferenze a livello locale anche in assenza di elezioni nazionali.
I risultati hanno mostrato una preferenza diffusa per candidati indipendenti e tecnocrati locali piuttosto che per figure affiliate alle grandi fazioni politiche. Questo trend ha rafforzato la legittimità della governance locale e ha dimostrato che i libici, pur accettando la divisione nazionale come realtà temporanea, desiderano amministrazioni competenti e responsive ai loro bisogni immediati.
Uno degli sviluppi più significativi del 2025 è stato l'emergere di accordi settoriali tra le due amministrazioni. L'aviazione civile, le telecomunicazioni e il sistema bancario hanno sviluppato meccanismi di coordinamento tecnico che permettono il funzionamento di servizi essenziali nonostante la divisione politica.
La Banca Centrale della Libia, sotto la guida pragmatica del governatore Sadiq al-Kabir, ha mantenuto la sua unità operativa, gestendo la politica monetaria per tutto il paese e facilitando i trasferimenti finanziari tra le due zone. Questo approccio tecnocratico ha impedito il collasso del sistema finanziario e ha mantenuto una parvenza di unità economica nazionale.
Nonostante la stabilizzazione, significative sfide rimangono irrisolte. La sicurezza a Tripoli resta fragile, con tensioni periodiche tra milizie che richiedono costante mediazione. I servizi pubblici, sebbene migliorati, rimangono inadeguati in molte aree, particolarmente nel sud del paese dove la presenza statale è limitata.
La questione dei diritti umani continua a essere problematica, con rapporti di detenzioni arbitrarie e abusi da parte di gruppi armati in entrambe le zone di controllo. La società civile libica, pur attiva, opera in un ambiente ancora caratterizzato da limitazioni significative alla libertà di espressione e associazione.
Mentre il 2025 volge al termine, la Libia si trova in una situazione di stabilità precaria ma funzionale. Il modello di governance parallela, pur subottimale dal punto di vista dell'unità nazionale, ha fornito la stabilità necessaria per una graduale ripresa economica e per la normalizzazione delle relazioni internazionali.
La produzione petrolifera stabile ha permesso investimenti in infrastrutture e servizi pubblici, mentre la riduzione delle tensioni militari ha creato spazio per la ripresa delle attività economiche private. Il settore privato libico, resiliente nonostante anni di conflitto, ha iniziato a riprendersi, particolarmente nei settori del commercio e dei servizi.
La comunità internazionale, accettando questa realtà bipolare, ha concentrato i suoi sforzi su obiettivi più limitati ma raggiungibili: il controllo dell'immigrazione irregolare, la sicurezza energetica, e la prevenzione del terrorismo. Questo approccio più realistico ha ridotto le interferenze esterne controproducenti che spesso avevano alimentato il conflitto.
Al termine del 2025, la Libia non è il paese unificato e democratico che molti avevano sperato, ma nemmeno il failed state che molti temevano. È emerso invece un modello ibrido di governance frammentata ma funzionale, basato su equilibri pragmatici piuttosto che su principi ideali.
Questo equilibrio, pur imperfetto, ha dimostrato una resilienza inaspettata di fronte alle sfide del 2025. La capacità delle élite politiche libiche di gestire le crisi senza ricorrere alla violenza su larga scala ha sorpreso molti osservatori internazionali e ha aperto la strada a una forma di stabilità che, se non ideale, è almeno sostenibile.
La Libia del 31 dicembre 2025 è un paese che ha imparato a convivere con le sue divisioni, trasformandole da fonte di conflitto distruttivo in base per una competizione costruttiva. È un modello che sfida le concezioni tradizionali dello stato-nazione, ma che potrebbe rappresentare una soluzione pragmatica per società profondamente divise che non riescono a raggiungere un consenso nazionale completo.